notturno, ore tre
di
alessandro maria jetti
È la sorte
d’un raggio di luce
dipartito co’l solo fardello
di premiare stillando tepore
quel granello di sabbia laggiù.
Come lui confuso
è tra i mille
di profusi miliardi scaduti, un passato
infocante quell’attimo dato
altrettanto infinito nel breve,
Son neutrini
scomparsi nel nulla,
non v’è traccia
nel micro suo cosmo
che riveli quell’atto d’amore.
Appartengo così forse ai primi?
l’egoismo invece mi lega
ai deserti consunti quaggiù?
è finito il mio tempo...
la risposta, qualunque essa sia,
non ritorna dall’eco d’eterno.
[ da "notturno, ore tre" ]
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