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La canzone d'Irene

Le ninfe nell’acqua si siedono in cerchio
intonano nenie alla luna calante
S’adornano il capo di fiori odorosi
e narrano in coro la storia d’Irene
“Sì pura, sì dolce sembrava una stella
cullava creature sperdute per via
La voce soave, il viso splendente
cantava l’amore che non conosceva”
E fanno capriole nel piccolo lago
Intrecciano braccia nel bianco scolpite
Composte riformano il magico cerchio
ricordano insieme d’Irene il destino
“Il lago era calmo e Irene cantava
avvolta nei lunghi capelli di seta
che erano scuri come buio è il dolore
che piange l’amore per sempre perduto”
Il vento ora soffia: lo sentono intorno
S’aggira fra quelle leggero e cortese
e culla le belle sembianze d’Irene
che torna ogni notte a cercare l’amato
“Lo vide una sera seduto fra l’erba
suonare il suo flauto di pastorello
Le dolci sue note spargeva armoniose
e Irene –nascosta- ammirata l’amò”
Poi lieve sul coro si alza la brezza:
è Irene che torna creatura dell’acqua;
fra canne d’argento si muove, poi siede
sul piccolo scoglio al centro del lago
“Quel giorno che anch’egli conobbe il suo sguardo
d'amore s’accese per gli occhi di cielo;
amò quel sorriso ed i lunghi capelli
e -a mani congiunte- amore implorò”
Vien meno la voce alle ninfe sorelle
le loro parole ristanno sospese.
Il pianto d’Irene si sparge sull’onde:
è lei che racconta fra lacrime amare
“Fuggii spaventata e il mio amato fanciullo
ormai senza speme partì per la guerra.
Per troppe ferite di cuore e di lama
dal suolo straniero non fece ritorno”
Irene è nell’aria, Irene è nell’acqua
ma ormai sono spenti i suoi occhi ridenti
Non canta e non gioca coi raggi di luna
ma piange l’amore che un dì ricusò.


[13/03/2003]