Era una notte buia e tempestosa
di
Alessandro Maria Jetti
Era una notte buia e tempestosa, dormiva il lago blandito da una corolla di monti, specchio di versanti d'uliveti, boschi, cime innevate.
Sulle sue sponde un popolo tenace, ostico ai vicini romani, subì l‘onta del soggiacere al nascente Impero.
Un Dio, Gianobifronte, uomini che rendevano l’estremo saluto avanti la pugna: Ave Giano morituri te salutant.
AveGiano… poi Avezzano… paese sulla riva del mai pacifico lago, tempestoso per l’esigua profondità, ville patrizie della Roma imperiale, festini gare, spettacoli, duelli tra galee.
Nerone tentò di dominarlo, il Medio Evo ne oscurò le tracce, secoli d’umiltà agreste e generosità rilasciata nella pesca…
Nell’800 il lago fu prosciugato, la disseccata conca divenne piana ubertosa, ma il vecchio lago non tardò a rivalersi dell’affronto subito.
Gelido mattino del 13 gennaio 1915… inverno polare… testimoni innevati le cime che vedranno gli accadimenti, dormiente la comunità di 16000 abitanti: il lago non ebbe più tempo di godersi la ridente cittadina, fondali instabili sotto acque da millenni, decisero l’ora di "assestarsi" e in pochi attimi si raccolsero furiosamente più in basso.
La conca sprofondò d’una ventina di metri, la gomma d’un Dio impietoso cancellò l’esistente, un migliaio i sopravvissuti!
Un palazzetto accoglieva, in grembo a sonni d’esistenza tranquilla ed operosa, una famiglia patriarcale, 31 persone, dal capostipite all’intera discendenza: tre i sopravissuti! I miei nonni materni, mia madre.
Altri figli, la generazione riprese l’aire, ero legittimato a nascere.
Il finale è adattabile… molti anni dopo, per strade cibernetiche, ho la fortuna di contattare amici, con me la passione dello scrivere, come me con pregi e difetti, ma insieme desiderosi di vedere, nell'alba che s’appresta, schiarite di pace e moti d’altruismo.
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