Home




Controluce (Corto, BN)



     Luca si svegliò all’improvviso nella notte. Rammentò di trovarsi nella camera dell’hotel dove aveva preso alloggio la sera prima. I fari delle auto, in transito sulla statale, attraverso le griglie delle imposte, illuminavano a tratti la stanza. Fu allora che ebbe la netta sensazione di non essere solo. Istintivamente allungò il braccio verso l’interruttore.

     - Non farlo! -
Era una voce femminile, decisa, categorica…
Restò un attimo interdetto: dopo tutto si trovava in una camera d’albergo, chiunque sarebbe potuto entrare con un passe-partout. Era forse in pericolo?
Avrebbe dovuto reagire prontamente e prendere in considerazione ogni eventualità, ma quella voce era molto persuasiva. Avvertì anche qualcosa d’insolito nell’aria: un profumo leggero, penetrante e piacevole, che prometteva interessanti sviluppi. Pertanto decise di rimandare a dopo ogni decisione.

     I suoi occhi si stavano intanto abituando al buio della stanza e, al fioco bagliore, che filtrava dalle imposte, vide la sagoma di una donna, inginocchiata sul letto, davanti a lui, immobile. La testa incorniciata da capelli corti e mossi, le spalle e le braccia scoperte, non certo scarne, collo asciutto, slanciato. Qualcosa addosso di molto aderente e lucido… Attimi di esitazione.
Imbarazzo, paura? Sicuramente eccitazione.
Il buon senso gli gridava di chiarire subito la situazione, ma il suggerimento parve irrilevante.
I fari di un’auto illuminarono per pochi brevissimi istanti la figura dell’intrusa. La corta lingerie di seta accompagnava, con un morbido drappeggio, l'incavo fra le cosce; i seni ben formati si intravedevano in trasparenza, sotto l’indumento leggero.
Bando agli indugi… fece per alzarsi, deciso ad accendere la lampada del comodino.

     - Non muoverti, ti prego. -
Questa volta la voce era dolce e suadente e quel profumo s’insinuava fino al cervello, paralizzando la ragione. Si lasciò facilmente convincere a non batter ciglio, mentre scariche di adrenalina si susseguivano ad onde, tenendo desti sensi e riflessi.
La ragione tentava ancora di suggerire dubbi: che ci faceva quella creatura lì ai suoi piedi? Sono cose che succedono solo nei film, non certo in un modesto alberghetto di provincia. E se stesse sognando?
Anche questa gli sembrò un’ipotesi plausibile, ma l’eccitazione che avvertiva era molto reale e si vedeva fin troppo bene! Tanto più che lei, abbassandosi un poco, cominciò ad accarezzargli lentamente le gambe…
Mani delicate, morbide e decise a non fermarsi davanti a nulla.

     Incurante degli ordini ricevuti, Luca fece scorrere le mani sotto la lucida canottiera e la sollevò lentamente, liberando due seni splendidi, palesemente soddisfatti. Lei assecondò le sue mosse, alzando le braccia ed inarcando il dorso, per respirare a pieni polmoni l’ebbrezza del momento. Poi reclinò il capo indietro, allungando il fiero collo ed offrendo la gola e tutta se stessa alla sua preda, divenuta ora cacciatore.
Le mani s’intrecciarono più e più volte, in un dialogo muto e si sostituirono agli occhi, che al buio poco potevano scorgere, in una lenta ed eccitante ricognizione, intrecciata con il gioco dei baci…
Era un frutto morbido e maturo quando lui l’attirò a sé, penetrandola profondamente, fino a toccare la sua stessa anima.
La notte era ancora giovane: si cercarono ripetutamente nella penombra, finché esausti, cedettero al sonno ristoratore.

     A giorno fatto, Luca si risvegliò un po’ stordito e, dopo un attimo di esitazione, si rammentò della sua ospite: allungò la mano, ma accanto a lui non trovò nessuno! Nemmeno sotto alla doccia… Di lei nessuna traccia.
Per nulla preoccupato, pensò che se ne fosse tornata nella sua camera, senza svegliarlo, e certo l’avrebbe ritrovata nella saletta attigua al bar, per la colazione.
Si preparò con una certa impazienza, ma con la solita cura.
Nel raccogliere le poche cose da rimettere in valigia, trovò sul comodino lo strano anello, che lei gli aveva infilato al dito per gioco, prima di cedere al sonno: un cerchietto di metallo rodiato, forse argento, che davanti prendeva forma di due piccole staffe legate insieme. Dunque non si era sognato ed ora aveva anche un’ottima scusa per rivederla.
Cercò una banconota per sciogliere la lingua al portiere e scese nella hall.
- Buongiorno Signore, tutto bene? -
- Sì, grazie. Ah, scusi… se potesse darmi una certa informazione… - aggiunse, mettendo bene in vista la ricompensa.
- Prego, se posso… -
- Potrei conoscere il nome di una vostra ospite? Una giovane signora, mora, capelli corti, bel portamento; dovrebbe essere ancora qui. La sto cercando per renderle questo…Ma non la trovo. -
- Sì ho capito, l’ha vista anche lei! Eh… non è la prima volta che mi fanno questa domanda ed hanno tutti qualcosa da restituirle. Purtroppo però la risposta è sempre la medesima. - Continuò intascando la mancia.
- Qui non c’è nessuna cliente che corrisponda alla sua descrizione. -
- Come? Chi le ha già fatto questa domanda? -
- Altre persone, capita ogni tanto, tutti signori distinti, più o meno della sua età: scendono al mattino per la colazione e cominciano a cercare una donna di bell’aspetto, che giurano di conoscere molto bene. Devono renderle sempre qualcosa, ma le assicuro che nessuna delle ospiti dell’albergo corrisponde mai alla descrizione. -
- Forse qualcuno del personale? -
- La donna delle pulizie l’ha già incontrata in corridoio e la cameriera le ha servito ieri sera la cena. Non ci sono altre donne: che vuole, l’albergo è piccolo!

     In quel momento un’auto manovra frettolosamente per uscire dal parcheggio.
- Vede, anche quel signore era qui stanotte, un agente di commercio, credo. Un tipo alto, snello…
Ha cenato al tavolo davanti al suo ieri sera, non ricorda? Portava degli occhiali scuri, forse da vista, ma non ne sono sicuro, comunque non li toglie mai!
Ora che ci penso, lui non mi ha mai fatto una simile domanda, eppure viene spesso da noi; si ferma una notte e se ne va. –
L’auto intanto aveva imboccato la statale e stava sparendo per sempre nel traffico.
Possibile? Cosa c’entrava in tutta questa storia un agente di commercio? Luca continuava a ripensare a quelle parole: “…alto, snello, gli occhiali scuri…”
Avrebbe dunque potuto essere lei? Un travestimento perfetto, un’idea geniale per non farsi riconoscere e tornare ogni volta indisturbata, per scegliere, senza dare nell’occhio, il “fortunato” di turno.

     Luca rimase solo con il suo dubbio e con una notte di fine estate da ricordare per sempre!


[05/01/2005]